Se anche voi a volte vi sentite giù e vi chiedete se invece che fare l’artista non sarebbe stato meglio prendersi un diploma in ragioneria e trovare lavoro subito invece che passare gli anni migliori della vostra vita ad arrovellarvi il cervello nel tentativo di creare opere belle ma inutili per il vostro sostentamento, questo post fa per voi. Ecco le 10 ragioni per le quali sarebbe in effetti meglio diventare idraulici o dentisti, invece che artisti.
I vostri genitori ve lo sconsigliano. La verità è che hanno paura. Hanno vissuto sulle loro spalle le conseguenze delle loro scelte, hanno fatto del loro meglio per darvi il migliore calcio d’inizio della storia, ma ora sta a voi. E loro sono terrorizzati all’idea che tutti i loro sacrifici per permettervi di crescere e realizzarvi saranno resi vani dall’ahimè dura legge della giungla. Ma voi sapete che non è così. Voi avete chiaro in mente il vostro futuro. Diventerete artisti, a qualsiasi costo. Non importa se per farlo dovrete emigrare in Cambogia, voi siete pronti a tutto. E questo spaventa i vostri genitori ancora di più: “Non è che nostra figlia, col suo sogno di fare la ballerina, finirà nelle mani di qualche cattivissimo imprenditore che la trasformerà in… Oh, caro, dobbiamo dissuaderla.” Oppure ancora peggio: “Suonare in una rock band? Finirai col drogarti!” La cosa che non si aspettano, è che voi abbiate un piano. Voi siete perfettamente consapevoli degli immensi sacrifici che i vostri genitori hanno compiuto e , proprio per questo motivo, avete deciso di dedicare la vostra vita a qualcosa che per voi ha un significato profondo. Sarete persone rispettabili anche senza aver lavorato durante i saldi da Zara, non verrete arrestati per aver dato fuoco alla suite di un albergo (anche perché, onestamente, passerete la vostra giovinezza viaggiando low cost e il massimo del lusso sarà una camera tripla in un ostello per la gioventù). I vostri professori dicono che non siete portati. La verità è che non vogliono prendersi la responsabilità di indirizzarvi verso una carriera incerta. Vi faccio un esempio. Quando ero alle medie, alla fine dell’ultimo anno, la professoressa di arte disse ai miei genitori che ero “meh” e quella di letteratura italiana disse loro che ero “bravissima”. Il che portò i miei ad indirizzarmi verso una scuola in cui la letteratura fosse la materia prominente: il liceo Classico. Dopo il primo anno volevo già spostarmi in un’altra scuola. Non ero un gran che in latino e il greco mi sembrava inutile. Le due ore di matematica settimanali portavano più danni che benefici alla mia vita e, cosa peggiore, non c’era nemmeno un’ora di disegno artistico. Ma, tant’è, finii i benedetti 5 anni di superiori, e, non appena mi fu possibile, mi iscrissi all’Accademia di Belle Arti. Dovetti sudare un bel po’ per farmi spazio tra gli studenti che arrivavano freschi freschi dai licei Artistici e le scuole d’Arte, ma riuscii a completare gli studi e mi beccai una bella lode finale. Risultato: ora scrivo e disegno. Cosa sarebbe successo se non avessi continuato gli studi andando incontro ad una carriera artistica? C’è chi dice che sarei stata un bravo avvocato. Io dico che preferisco scrivere poesie. Altri artisti dicono che non ne vale la pena. La verità è che voi potreste essere i loro peggiori concorrenti. Ci avete mai pensato? Che cosa fareste voi, se un giovane e promettente artista sfoderasse il suo portfolio a colui che era lì lì per dare il lavoro a voi? Non vi fareste prendere dal panico? Non vorreste con tutto il vostro cuore che quel giovane nerd brufoloso scomparisse dalla vostra vista? (Però è bravo, eh?) Ecco, questo è il motivo per il quale, spesso e volentieri, nonostante il fatto che le vostre opere siano di un certo spessore, o addirittura che superino il valore delle opere di certi artisti famosi, la maggior parte dei complimenti li riceviate da gente estranea al mondo dell’Arte. E, mai e poi mai, se non in casi rarissimi (vedi alla voce Zerocalcare), riceverete la raccomandazione di qualche “big”, che, con gentilezza e professionalità, vi inserisce nel posto giusto al momento giusto. E vi risparmia anni di sbattimenti per farsi notare dai “professionisti”. No. Non datevi per vinti perché il vostro musicista preferito non mette like alla vostra pagina Facebook. Probabilmente è in cucina a farsi una camomilla, perché sa che un domani sarete voi a gustarvi il panorama dalle terrazze dei piani alti. E lui, ahimè, spolvererà i suoi vecchi trofei nella solitudine del suo monolocale. Voi stessi sapete benissimo che artista=morto di fame nel 90% dei casi. La verità è che leggere le vite degli artisti morti di fame è sempre di tendenza ed è sicuramente molto interessante. Anche se mette ansia. Con il Romanticismo nasce l’idea dell’Artista genio e ribelle, bravo ma sfortunato, talentuoso e sfigato come non mai. Non che non ce ne fossero stati prima, solo che adesso è trendy. Se non si è sofferto non si può essere artisti. Ora, tralasciando il fatto che molte delle mie opere sono state create in un clima di adolescenziale pessimismo, adesso, che mi avvicino ai 32 ( lo so, non li dimostro: questo è il lato positivo del passare le giornate al buio della propria scrivania. Ci si preserva meglio.) mi rendo conto che ci siano diversi modi di essere artisti. E non parlo del binomio Artista ribelle e squattrinato/ artista venduto alle multinazionali. Intendo dire che al giorno d’oggi ci sono mille modi per declinare le nostre opere in modo che diventino qualcosa di remunerativo. Certo, come in tutti i mestieri anche in questo ci vuole del tempo affinché la ruota giri e si inizino ad avere dei ritorni sufficienti alla sopravvivenza. Ma è chiaro che darvi all’eroina per la disperazione, non vi aiuterà a vendere più copie del vostro ultimo album di sonate rinascimentali. E se si trattasse di un alibi? Voglio dire, quante volte avete sentito la frase: “Eh, ma lo sai che Van Goghin vita ha venduto un solo quadro?”. Voi non siete Van Gogh, nel bene e nel male. Non lasciatevi incantare dalle storie che circolano sugli artisti maledetti. Il fatto che ci siano 10 artisti su mille che sono morti di fame/tristezza di vivere/droga/sesso/rock’nroll nonostante il fatto che fossero (o che siano diventati) famosi non vuole dire che questa sia una ricetta per assicurarsi la gloria. La maggior parte degli artisti che sono morti di fame/tristezza di vivere/droga/sesso/rock’n’roll resteranno per sempre sconosciuti, spesso, perché si sono spenti troppo presto. E voi non volete questo, vero? Quindi vi tocca lavorare invece che deprimervi. Il mondo intero vi giudicherà (male) per le vostre creazioni. La verità è che difficilmente raggiungerete una fama che permetta al mondo intero di inveire contro di voi. E poi è risaputo che anche chi parla male di noi, in realtà, ci fa solo pubblicità. Non sono parole mie, “non c’è migliore pubblicità della cattiva pubblicità.” è una frase di Andy Warhol (tra l’altro, quanto ganze sono queste Converse? E poi dicono che la Pop Art è morta). Se proprio siete intimoriti dalla possibilità che le vostre creazioni suscitino le argomentazioni iraconde di qualcuno, beh, andate di pseudonimo. Ma poi, a voi che vi frega di quello che una persona potrebbe dire riguardo all’Arte che produrrete? Pensate a Manzoni: è stato capace di inscatolare un po’ della sua cacca. E venderla. E non mi pare che gli mancasse il sorriso mentre presentava la sua opera al mondo. Sicuramente anche voi avrete sentito parlare di cacca santa, quando il vostro fratellino o la vostra sorellina riempiva di puzzosissime cose il proprio pannolino. Beh, ogni cacca è santa. Ogni opera è degna di essere presentata al mondo (e ritirata subito dopo, se necessario). Ci sarà sempre qualcuno migliore di voi. E questo è vero. Ma voi sarete mille volte meglio di tanti altri. Non bisogna pensare di essere i migliori solo perché si è stati capaci di allestire una mostra personale o perché il proprio gruppo si è esibito come spalla dei Florence and the Machine. Tanto di cappello, bravissimi, ma non basta. Decidere di fare gli artisti vuole dire prendere consapevolezza che, per il resto della propria vita si vivrà circondati da persone che si aspettano da noi capolavori o quantomeno miglioramenti. E questo, che fuori splenda il sole o che ci sia la pioggia. A chi la nostra arte la dovrà leggere, guardare, amare o odiare, che noi ci sentiamo spaventati dalla grandezza del genio diLeonardo da Vinci, gliene fregherà poco o nulla. Che noi ci sentiamo schiacciati dal successo dellatrilogia degli Hunger Games, alla gente non gliene importa un fico secco. Se vi siete sentiti male quando avete scoperto che Christopher Paolini ha scritto la sua serie bestseller quando aveva 15 anni, non temete. Bram Stoker, il papà di Dracula, ne aveva 50 quando ha pubblicato il romanzo più vampiresco dell’universo. La dura verità è che dovrete sempre fare i conti con voi stessi. Non importa quanto bravi siano coloro che vi circondano, la vostra attenzione deve essere costantemente rivolta alla vostra, di Arte. L’Arte non vi assicurerà l’immortalità. La verità è che nulla vi assicurerà l’immortalità, se non provate ad impegnarvi nella creazione di qualcosa di importante. C’è gente che diventa famosa per i motivi più incredibili. Ci sono gatti che diventano famosi a loro stessa insaputa, solo ed unicamente perché hanno la faccia imbronciata. Ma la domanda che dovreste porvi non è “diventerò abbastanza famoso da essere immortale?” ma “i miei pensieri riusciranno ad ispirare altre creazioni, in un futuro in cui il mio corpo non esisterà più?”. Del resto, se pensiamo alla storia come qualcosa che vada un po’ più in là della cronologia del nostro browser, ecco che ci rendiamo conto che non abbiamo idea di chi abbia costruito le piramidi eppure, le consideriamo ancora uno degli esempi più alti di architettura, tecnologia e, perché no, Arte. Nessuno comprerà le vostre opere: nemmeno i vostri migliori amici. La verità è che i vostri migliori amici credono che voi siate talmente bravi che non ci sia bisogno di sostenervi. Loro non sanno niente, proprio come Jon Snow. E voi dovete perdonarli per questo. Non si sa bene come o perché, ma, da generazioni, gli ultimi a sostenere gli sforzi degli artisti sono, spesso, i loro cari amici. Non lo fanno con cattiveria, ma con pigrizia. Non lo fanno per sabotarvi, ma perché di come funzioni il mercato dell’arte (e ad esempio del fatto che abbiate un mese – 30 giorni, capito?- per far funzionare il vostro libro in libreria o le librerie semplicemente, non lo ordineranno più, e voi avrete lavorato tanto per niente) non ne sanno nulla. Sta a voi spiegarglielo. Mi stupisco sempre della capacità di alcune persone di far funzionare progetti sulle piattaforme di crowdfunding. Ma come fanno a convincere così tanta gente a collaborare economicamente per la realizzazione dei loro progetti? Come fanno a convincere parenti ed amici tutti a contribuire con cifre ridicole, che però, sommate tutte insieme, saranno sufficienti a produrre cortometraggi, edizioni limitate di qualsiasi oggetto possibile ed immaginabile, sketchbooks della propria vita da pendolari, palloni volanti, viaggi alla scoperta delle Americhe… Guardando quello che avrete creato non sarete mai contenti. La verità è che, quando avrete in mano la copia stampata del vostro libro, ritirerete il premio come miglior attore non protagonista o leggerete una mail di congratulazioni da parte di qualcuno che, ispirato da voi, ha fatto qualcosa di mitico, vi verrà da piangere per la gioia, manco aveste dato vita a quattro gemelli in un parto solo. Poi vabbè, inizierete a trovare refusi, vi renderete conto di aver sbagliato battuta al minuto 27, scoprirete che la persona che avete ispirato è in realtà un assassino crudelissimo. Però non importa. Voi ce l’avete messa tutta, ok? La prossima volta imparerete dai vostri errori. Forse. Il successo non arriverà mai (come ve lo aspettate). Sì, è possibile che, in quanto artisti squattrinati, dobbiate passare un periodo della vostra vita mangiando nello stile dei nostri antenati raccoglitori di bacche selvatiche. Ma quello sarà il momento in cui imparerete tante cose utili, come ad esempio: come fare il formaggio fatto in casa, la birra artigianale, il tofu, come fare il pane, come preparare la pasta come faceva la nonna, come coltivare il finocchio nelle fioriere del balcone, 100 ricette per cucinare le patate, come usufruire degli sconti al supermercato e, cosa da non sottovalutare, userete i mezzi pubblici, se non, nei casi più estremi, i vostri piedi, per spostarvi da un capo all’altro della città. Scoprirete le gioie del turismo ecosostenibile, le incredibili avventure da vivere in campeggio, l’entusiasmante arte dei presepi fatti in feltro e altri mirabolanti passatempi per le serate in cui il budget non permette nemmeno due involtini primavera take away. Poi, un giorno, vostra madre comprerà una delle vostre magliette, seguita da vostro padre, che compreràl’edizione in inglese della vostra ultima fatica letteraria. Poi una delle vostre migliori amiche recensirà uno dei vostri best seller. Uno dei vostri compagni di scuola consiglierà a suo nipote il vostro opuscolo filosofico. E via dicendo. E sarà così, che voi riemergerete dalle tristi nebbie dello sconforto, ritroverete lo spirito creativo e l’ispirazione, e finirete una volta per tutte quel progetto che da anni giaceva sulla vostra scrivania, sommerso dai CV che già erano pronti da spedire agli uffici di McDonald’s. Un saluto dalla vostra fedelissima. Julie Avete domande?Mi trovate su Facebook! Ricordatevi di condividere questo articolo con i vostri amici illustratori e non. Grazie della lettura e a presto con il prossimo articolo! Comments are closed.
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