Qualche giorno fa è uscita questa intervista (clicca qui per l'articolo). Spero vi piaccia :-) Un racconto per superare il dolore di un abortoMolte donne hanno vissuto il dramma di un aborto spontaneo o non spontaneo. Subito dopo è difficile elaborare l'accaduto, così come sembra impossibile confrontarsi con gli altri. Julie Maggi, scrittrice e illustratrice italiana, ha realizzato un romanzo grafico minimale e ricco di sentimento per trattare il difficile tema dell'aborto, vissuto da tante donne sulla propria pelle. Il libro è Christine nelle luci del Nord, un racconto pieno di immagini a volte forti, a volte delicate, che trasporta i lettori nell'universo pieno di sfumature che è la vita della protagonista. "Christine nelle Luci del Nord", un delicato racconto sull'aborto.
"Christine nelle Luci del Nord" è nato dopo mesi e mesi, se non anni, di meditazione. Per la scrittrice l'ispirazione è arrivata da stralci di storie sentite in treno, da brevi frasi lanciate sommessamente nelle conversazioni da amiche care, da verità nascoste nelle vite di parenti appartenuti a generazioni passate e da articoli di giornale. «Sentivo che tutte queste donne, anche se non avevo vissuto personalmente i loro drammi, mi erano vicinissime. Avevo bisogno di raccontare una storia che parlasse per loro, che tirasse fuori tutta la loro sofferenza e il loro dolore», ha affermato Julie. La trama del libro A diciannove anni la vita di Christine è sconvolta da un evento inatteso: un aborto spontaneo. Christine decide di tenere l'accaduto segreto, ma la certezza di avere il controllo totale del suo corpo viene spazzata via in un istante. «Il corpo di Christine si evolve e così si evolvono i suoi pensieri e la sua percezione di se stessa nell'età adulta e nella mancata maternità. Il destino e la natura a volte possono essere crudeli, ma Christine dovrà imparare a trasformare le tragedie della vita in qualcosa di significativo», ha raccontato la Maggi. Il libro è quasi un "diario di vita". A quali lettori/lettrici è destinato? «Sebbene durante la stesura della storia e durante la realizzazione dei disegni non riuscissi a trattenere le lacrime, la mia graphic novel è biografica, non autobiografica. La vita che racconto, la vita di Christine non è la mia, è il collage dei racconti delle persone che, raccontandomi le loro storie, mi hanno coinvolto nelle loro vite». «Questo mio libro è dedicato a tutte le donne che in passato e ancora adesso scelgono il silenzio, strada spesso obbligata, in una società in cui parlare di tematiche come la morte prenatale o la donazione degli organi di un feto è ancora tabù», ha affermato la scrittrice. Un libro che racconta il dramma dell'aborto oppure un libro che racconta la storia di una rinascita? «Assolutamente rinascita. Non solo della protagonista, ma di ogni donna che ha vissuto sulla sua pelle, nella sua mente e nel suo cuore i drammi che Christine vive nella sua giovane e travagliata vita». Il messaggio che intende mandare il testo La vita di Christine è costruita sul modello di vite di persone reali. «Quello che vorrei è che le lettrici di questo racconto trovassero l'ispirazione per rendere le loro vite di nuovo splendenti, di nuovo cariche di significato. Vorrei che riuscissero a lasciar andare quel peso che le trascina giù quotidianamente. Vorrei che potessero ritrovare la bellezza, la gioia, la serenità, dentro e fuori dal loro corpo, indipendentemente dalla maternità», ha chiarito Julie. Un consiglio per le donne che non riescono ad avere un bimbo Per Julie noi siamo vita anche quando non la creiamo e dobbiamo ricordarcelo sempre, perché altrimenti rischiamo di perdere ben più di una occasione per essere felici e per rendere felici coloro che ci circondano. «Noi abbiamo il dovere di esserci nel momento in cui stiamo vivendo, perché dietro ogni nostro sorriso si nasconde la ragione di vita di coloro che amiamo di più e dietro i loro sorrisi dovremmo trovare le nostre, di ragioni per vivere. Portiamo gioia agli altri e pian piano, lasciamoci abbracciare da tutto il resto che la vita ha da offrirci», conclude. Il tutto è iniziato con un'innocua passeggiata lungo il Tamigi, circa quattro anni fa. All'epoca vivevo dalle parti di Greenwich e mi capitava spesso di andare a correre o a fare due passi lungo il fiume. Greenwich è un quartiere stupendo. Se mai v'avanzasse un mezzo milione di euro e foste alla ricerca di un buon investimento, comprate casa là. Super collegato con il centro di Londra, ma distante abbastanza da non odiare l'idea di uscire di casa, Greenwich è un quartiere che ha tutto quello che può servirvi per vivere una vita felice in una delle città più caotiche e stressanti del mondo. E poi c'è il fiume a due passi. Il Tamigi, con le sue maree, è stato un fattore vitale per lo sviluppo della città di Londra e proprio a Greenwich si possono visitare ancora oggi alcuni importantissimi luoghi storici: il Cutty Sark, il Museo Marittimo, l'Osservatorio (con il famoso Meridiano) e il Collegio Navale. Proprio di fronte al Collegio, c'è il "lungo fiume", un sentiero in cui, a seconda degli orari della giornata, si incontrano corridori con il completo da ufficio nello zaino, famiglie di vario genere con pargoli, vecchietti distinti e cani di ogni sorta (sempre al guinzaglio, per evitare lo sbranamento di piccioni e gabbiani, immancabili nella zona). Complice forse il bisogno di fare due passi a seguito di qualche snack di troppo nel mercato locale (che offre street food di OGNI tipo), io e il mio compagno avevamo deciso di sgranchirci un po' le gambe. Senza saperlo, quel giorno, abbiamo iniziato un lungo percorso che ha portato, 4 anni dopo, alla sorgente del fiume più famoso d'Inghilterra, passando da tante diverse contee (Gloucestershire, Wiltshire, Oxfordshire, Berkshire, Buckinghamshire, Surrey, Londra, Kent ed Essex), camminando durante 4 diverse stagioni, con la pioggia o il sole, la nebbia o la neve. Di questa lunga avventura vorrei (ma chi se lo sarebbe mai aspettato) parlarvene in un libretto illustrato che credo chimerò "4 stagioni lungo il Tamigi" o qualcosa del genere. Lo so, lo so, si stanno accumulando i progetti sui quali dovrò lavorare nei prossimi anni. Ma questo credo sarà uno dei più divertenti. Per me sarà come rivivere giorno per giorno i 294 km di cammino e per voi sarà un modo per scoprire le bellezze che questa parte di Inghilterra ha da offrire. Altra notizia che penso potrebbe interessarvi: rimangono sei giorni di tempo per fare ordini nel mio shop online prima che io lo chiuda a tempo indeterminato. Molte cose sono sold out ma sono sicura che troverete anche voi qualcosa di carino da regalarvi o da regalare alla vostra migliore amica o a vostro cugino. Spero che questa settimana si concluda al meglio per tutti voi e che abbiate modo di gustarvi l'eclisse di Luna tra un paio di giorni :-)
Un bacione enorme, la vostra Julie. Ora racconterò in che modo ho cambiato le mie abitudini radicalmente, portando me stessa al raggiungimento uno degli obiettivi che mi ero prefissata: perdere venti chili in un anno. Nel momento in cui mi resi conto che il mio corpo era lievitato senza che io me ne accorgessi decisi di prendere subito la situazione sottomano e presi un appuntamento dal medico. Mi feci prescrivere delle analisi e i risultati furono sufficientemente positivi. Non avevo nessuna malattia, solo il colesterolo un po' alto, ma c'erano venti chili in più sul mio corpo e, se non avessi fatto qualcosa al più presto, avrei rischiato, a lungo andare, di ritrovarmi con qualche problema di salute. Mi recai in un negozio di articoli sportivi e comperai un completo da corsa e tutto ciò che mi serviva per andare in piscina. Erano dieci anni che non facevo sport. La mia taglia era la XL. Tornata a casa contattai una mia amica che sapevo essere interessata allo sport. Mi invitò a partecipare ad uno dei suoi allenamenti di corsa e ci demmo appuntamento per il giorno dopo. Non avendo moltissimo tempo da dedicare allo sport ma avendo un terribile bisogno di allenarmi quanto più possibile decisi di cambiare le mie abitudini anche per quanto riguardava gli spostamenti in città. Abituata a prendere i mezzi pubblici, ebbi un po' di difficoltà ad accettare l'idea di iniziare ad usare la bicicletta. Avevo paura di rischiare un incidente stradale, di subire un furto, di soffrire il freddo in inverno: tutte scuse che la mia mente creava per giustificare la mia sostanziale sedentarietà. Mi iscrissi ad un programma di bike sharing e mi recai all'appuntamento con la mia amica. Iniziammo a correre molto piano, consapevoli del fatto che non ce l'avrei mai fatta a sostenere il suo ritmo. Dopo meno di un chilometro ero già a pezzi. Avevo il fiatone e le gambe mi facevano male. Le dissi che per me, come prima volta, era sufficiente. Avevo corso per dieci minuti ed ero distrutta. Il giorno dopo sentivo i muscoli delle mie gambe fare malissimo per via dell'acido lattico. Mi sembrava impossibile che dopo uno sforzo così breve potessi già essermi ridotta così male. Decisi di provare a praticare dello yoga. Il giorno seguente il dolore ai muscoli si era affievolito e andai in piscina, dove nuotai per un'ora. Il giorno dopo non avevo male solamente ai muscoli delle gambe, ma anche a quelli delle braccia e della schiena. Ripetei i tre allenamenti anche la settimana successiva. La terza settimana decisi di andare a correre due volte (intervallando la corsa con dello yoga) ed una volta in piscina. La quarta settimana aggiunsi un allenamento di nuoto. Mantenni il ritmo di due allenamenti di corsa due di nuoto e due di yoga per tutto il mese successivo. Poi aggiunsi un allenamento di corsa facendo salire a tre i giorni della settimana in cui andavo a correre. So che suona assurdo, ma ricordatevi che all’inizio correvo pochissimo per volta. Correre dieci minuti per tre volte a settimana non è proprio la cosa più faticosa del mondo. Fate conto di fare tre o quattro volte il giro dell’isolato e rientrare a casa. Fatto. Inizialmente non avevo idea della quantità di chilometri che stessi percorrendo. Controllavo il tempo e cercavo di ascoltare il mio ritmo cardiaco e la mia respirazione. Non volevo stressare troppo il mio cuore ed i miei polmoni perché sapevo che mi sarebbero serviti più avanti, quando avessi reso i miei allenamenti più intensi. Dopo due mesi decisi di monitorare i miei progressi e scaricai un'applicazione per il mio cellulare che mi permettesse di contare i chilometri, le calorie spese e di registrare il tipo di percorso effettuato. Trovai la cosa molto interessante: potevo vedere i miei miglioramenti volta dopo volta e in poco tempo ebbi la gioia di constatare che, se pur lentamente e con delle pause, riuscivo a percorrere cinque chilometri. La mia amica ed io avevamo consolidato un rapporto basato sulla comune passione per lo sport ed ero felice di aver trovato qualcuno con in quale condividere la gioia dei miei primi successi. Allo stesso tempo decisi di cambiare la mia dieta. Fino a quel momento avevo riempito il mio stomaco durante la pausa pranzo con cibi preconfezionati, sandwiches e piatti ordinati in qualche ristorante take away. Iniziai a preparare i pranzi da portare al lavoro, in modo da poter essere sicura di quello che stavo mangiando. Avevo bisogno di mangiare in modo sano anche per permettere al mio corpo di ricostruire i muscoli e di non avere squilibri di nessun genere. Verdure e cereali non raffinati divennero parte della mia dieta quotidiana, azzerai il consumo di zucchero contenuto in snacks e dolci di vario genere, che sostituii con frutta fresca e secca di vario tipo. Nel mio lunch box iniziai a mettere anche diverse varietà di noci e nocciole, arachidi e pistacchi ed altri tipi di frutta a guscio. Decisi di comprare carne di buona qualità una volta in settimana e di cucinarla sulla griglia del forno (mettendo sotto una teglia con dell’acqua, in modo che il grasso colando non ansasse a far fumo) o con altri metodi di cottura che non richiedessero l'uso di troppi grassi aggiunti. Durante il resto della settimana inserivo nella mia dieta un discreto quantitativo di legumi e uova e, quanta più possibile verdura fresca. Riscoprii la bontà delle verdure fresche e delle insalate anche in inverno. Iniziai ad usare una vaporiera. Moltissime persone pensano che l'insalata corrisponda solo alla noiosissima lattuga ma in realtà non è così. Un'insalata può contenere decine e decine di ingredienti diversi, ed è un alimento sano e gustoso. In base al vostro tipo di attività lavorativa e sportiva avrete un fabbisogno di calorie e di sostanze nutritive giornaliere diverso. Il mio consiglio è di consultare un dietologo di buona fama che possa aiutarvi a costruire una dieta su misura per voi. Può sembrare una perdita di tempo, ma pensateci bene: si tratta della vostra salute, non solo della vostra linea. Tra dieci, quindici, venti anni tutto quello che avrete fatto oggi per tutelare la vostra salute, vi tornerà indietro positivamente. Non pensiate che perdere peso sia tutta una questione di sacrifici e di privazioni. Si tratta soprattutto di costanza e di concentrazione sugli obiettivi. Esistono sempre due scelte quando si tratta di restare a casa sul divano e mangiare un pacchetto di patatine o uscire a fare sport e mangiare una banana. Una comporta un'immediata sensazione di piacere, accompagnata, subito dopo, da una sensazione di rancore verso se stesse e di vergogna per aver ceduto alla tentazione. L'altra comporta fatica e necessita di spirito d'iniziativa ma ci lascia soddisfatte, se pur stanche, e piene di endorfine naturali. Se proprio non riuscite a stare per le vostre otto ore lavorative senza sgranocchiare qualcosa almeno fatelo in modo benefico per il vostro corpo. Ci sono due cose che dovete fare prima di recarvi al supermercato per comprare il cibo per la settimana. Per prima cosa dovete mangiare o bere qualcosa. Se avete l'abitudine di fare la spesa al ritorno dal lavoro, fermatevi in un bar ed ordinate una tisana o un succo di frutta. La seconda cosa da fare è preparare la lista dei cibi che comprerete: se il dietologo vi ha prescritto una dieta, la seguirete al millimetro. Non mettete nella lista nulla che abbia a che fare con snack fuori pasto che non siano salutari. No ai milk shake al cioccolato, no ai biscotti ripieni di crema e via dicendo. Se avete bisogno di una piccola carica durante le ore di lavoro fatevi un tè che addolcirete con del miele o comperate della frutta secca che metterete in un piccolo contenitore vicino al vostro computer. Quello sarà il vostro modo di spezzare la fame durante il giorno. Pesate la quantità di frutta secca (o semi o frutta a guscio) che vi portate al lavoro per essere sicure della quantità di calorie che andrete ad ingerire. Usate dei piccoli contenitori ermetici di plastica per portare in giro le noci o le mandorle (o quello che preferite), vi regolerete meglio. Non cascate nel tranello dei prodotti dietetici, a ridotto contenuto di grassi o zuccheri. Se iniziate a rimpinzarvi di quelle cose non otterrete mai i risultati che sperate. Dovete educarvi ad uno stile di alimentazione completamente diverso. E chiaramente mangiate frutta fresca in quantità. Anche questa è una scoperta che ho fatto da quando mi sono messa in testa di cambiare le mie abitudini alimentari: la frutta e la verdura fresca sono alimenti spettacolari, tutto gusto e pochissime calorie. Adesso uno dei miei snack preferiti è un mix di carote, sedano, pomodorini da mangiare intingendoli nell’ hummus, una salsina di ceci di cui troverete facilmente la ricetta su internet. Senza parlare dei chili di uva, degli occasionali fichi e datteri, delle angurie mature d’estate e le mele autunnali. Insomma, di certo non si muore di fame. Una tecnica da me utilizzata (e che tutt'ora utilizzo) allo scopo di motivarmi è quella di dedicarmi un premio. Concedetevi il lusso di premiarvi per aver portato a temine il primo mese di dieta associata ad esercizi fisici. Regalatevi un mazzo dei vostri fiori preferiti. Celebrate dopo una serie di allenamenti portati a termine con successo: può essere una una serata al cinema, una giornata al mare, una nuova maglietta in tessuto tecnico per andare a correre, una scatola di colori... Trovate un po’ di spazio, in un angolo della vostra casa o del vostro armadio, dove riporre tutte le cose che usate per fare sport: anche solo un cassetto. Per voi quello sarà il cassetto in cui vedrete passare i vestiti dalla taglia XL alla taglia M, e dove, se ci prenderete gusto, vedrete accumularsi le magliette delle gare a cui parteciperete, che diventeranno per voi ricordi del tragitto di miglioramento da voi intrapreso. Quante volte avete sentito voi stesse dire una frase come “Eh, ci ho provato ma alla fine ho lasciato perdere”? Non buttatevi a terra se doveste saltare una sessione di allenamenti. Non muore nessuno. Invece, riprogrammate gli allenamenti per il giorno successivo, senza pensarci troppo. Si tratta di avere una disciplina ferrea ma completata da una dose di buon senso. Si tratta di fare in modo che la nostra vita abbia equilibrio e che un’attività non vada a calpestare le altre. . Pensa all'ultima volta che hai sfidato te stessa. |
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