JULIE MAGGI
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Perché scrivere è più importante che pubblicare.

2/12/2015

 
Pubblicare un libro dopo averlo scritto è come passare dall’adolescenza all’età adulta. Consumatasi la ventata di gioia, il panico vi assale manco foste nel Jurassic Park. Non più sogni di gloria e successo, ma la dura realtà: ora il vostro libro è immerso in un mare di carta stampata, le cui onde più alte sono formate dalle colonne di libri di scrittori V.I.P. posizionate strategicamente vicino alle casse delle librerie.
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Ricordo ancora con quale trepidazione, dopo ben 4 anni da quando lo avevo finito di scrivere, mi ritrovai tra le mani il mio “Elenoir”, stampato e pubblicato. Entrare in una libreria e vederlo lì, in compagnia di scrittori famosi e bestsellers, non mi sembrava vero. Ogni volta che qualche amico o parente mi diceva di averlo avvistato su uno scaffale della Feltrinelli, mi veniva il batticuore.
Era la fase che in una relazione si definirebbe “luna di miele”. Sorridere per motivi inesistenti, pensare al futuro come a qualcosa di etereo e pieno di gioie, immaginarsi la propria vita come se di punto in bianco si fosse diventati Neil Gaiman. Ma non è così.
Immaginiamoci per un istante di non essere scrittori, ma falegnami. Fingiamo per un momento di aver appena ultimato il nostro primo mobile, dopo un periodo di studio che ci ha permesso di avere quelle conoscenze necessarie per sapere che, volendo costruire un tavolo, si devono attaccare quattro gambe ad un piano. Ed eccolo lì, il nostro tavolo. Ben quattro gambe, tutte e quattro perfettamente attaccate ad un piano. Fantastico! Non siete emozionati anche solo a guardarlo? Presto, andate a chiamare tutti i vostri amici e rendeteli partecipi della notizia: l’Opera è finita! Non c’è da stupirsi che abbiate un grande entusiasmo alla vista del vostro primo tavolo. Per la prima volta nella vostra vita avete realizzato qualcosa da cima a fondo ed ora è lì, esiste.
Poi qualcuno che si presenta come un esperto,  vi dice che vorrebbe mettere in vendita quel tavolo. Sì, proprio così, il vostro tavolo interessa a qualcuno! Voi non potete crederci. Davvero c’è una persona (e non una qualunque, eh: un esperto) che è interessata a prendere il vostro tavolo e metterlo in commercio. Voi accettate senza indugio alcuno. Non potete perdere questa occasione.
E così, dopo qualche giorno, passate dal negozietto di mobili locale e lo vedete lì, con un bel cartello che ne indica il prezzo. L’esperto vi ha detto che, per supportare i costi di trasporto del tavolo e per pagare l’esposizione in vetrina, non rimarrà nulla per potervi ripagare il tempo che avete investito nella costruzione del tavolo stesso o i costi materiali. Ma l’esperto vi ha anche detto che questa opportunità vi darà grande visibilità nel mondo dei mobili e, presto, moltissime persone noteranno il vostro tavolo e vi chiederanno di costruirne uno. Voi, chiaramente, accettate di buon grado che l’esperto si prenda cura di questi dettagli. Del resto, se non sa lui come vendere un tavolo, di sicuro non lo sapete voi.
Passano i giorni. Il tavolo è sempre lì. Nessuno ha comprato il tavolo in vetrina e, tanto meno, nessuno vi ha contattato per chiedervi di realizzare una serie di tavoli uguali a quello che avete fatto. “Probabilmente la gente non sa che il mio tavolo è in vendita”, vi dite, “devo metterli a conoscenza del fatto che, non solo ho creato questo tavolo, ma che sarebbe il tavolo perfetto per loro.” E così andate da un pubblicitario e gli chiedete se, gentilmente, possa aiutarvi a fare della pubblicità. Con un sospiro, pagate il pubblicitario affinché metta in circolo questi opuscoli illustrativi, ornati di foto HD che mostrano la bellezza della vostra opera di falegnameria. Del resto, la pubblicità è l’anima del commercio.
Nel frattempo, l’esperto vi comunica che, a causa del mancato interesse degli acquirenti, è costretto a ritirare il tavolo dalla vetrina nella quale era esposto. Non lo sta ritirando dal commercio, figuriamoci! Ma lo metterà in una stanzina nel retrobottega. Se qualcuno dovesse andare a chiederglielo, lui sarà ben felice di mostrarlo. Voi fate presente che avete appena pagato una campagna pubblicitaria per promuovere il vostro tavolo e lui vi risponde che, a maggior ragione, non c’è da preoccuparsi, se ai clienti interesserà comprare il tavolo da voi costruito con tanto amore e pazienza, faranno di tutto per trovarlo.
Ed infatti un giorno l’esperto vi chiama e vi dice: “Ho venduto il tuo tavolo! Certo, visto l’andamento del NASDAQ, l’allineamento di Marte con Venere e la stagione delle piogge, ho dovuto venderlo a metà del suo prezzo originario, ma almeno copro le spese. Grazie ed arrivederci.”
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Passa un po’ di tempo e un giorno, passando davanti alla vetrina nella quale fino a poco tempo fa c’era il vostro tavolo, eccone un altro, simile in tutto e per tutto al vostro. Il prezzo è pure più basso. Si avvicina a voi un tipo che pressappoco avrà la vostra età e vi dice: “Bello vero? L’ho fatto io, è il mio primo tavolo”. Voi annuite, guardate il tavolo e sospirate. Decidete di andare a consolarvi a casa dei nonni, con una bella tazza fumante di cioccolata calda. Ed ecco che la nonna vi mostra con orgoglio il tavolo, il vostro, proprio nel bel mezzo del salotto.
“Certo, il nonno ha dovuto scartavetrarlo tutto e abbiamo dovuto livellare le gambe perché ballavano. Ma il legno era molto buono, chi lo ha costruito deve averci speso una fortuna”.
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Vi ho raccontato questa storiella per farvi capire un paio di cose.
La prima è che, così come noi, ci sono altri mille scrittori là fuori. Scriviamo tutti, scriviamo tanto e non ci sono abbastanza editori e lettori da permettere a ciascuno di noi di avere un esordio coi fiocchi. Un esordio coi fiocchi sarebbe a dire: trovare un editore che decida di investire davvero nella nostra opera, che la curi al dettaglio, dall’editing al marketing, che la faccia arrivare nelle mani giuste al momento giusto.
Immaginate la difficoltà nel trovare la persona giusta, l’amore della vostra vita. Trovarlo al primo colpo sarebbe considerata una fortuna sfacciata, ma ahimè, purtroppo di solito ci si deve prima far spezzare il cuore, se no non si è considerati umani abbastanza. Chiedete in giro, è quasi un rito di passaggio. Ecco, trovare l’editore giusto è più o meno la stessa cosa. Se trovate quello sbagliato può spezzarvi il cuore e magari farvi allontanare dalla scrittura per sempre.
Ma voi non dovete abbattervi. Date una pulita alla vostra scrivania, leggete "Un anno per cambiare la Tua Vita", e ripartite da zero.
La seconda è che, a volte, pubblicare il nostro primo romanzo/saggio, senza pensarci due volte e senza sapere chi si ha davanti in termini di pubblico, editore e soprattutto, senza conoscere il mercato (i nostri scrittori concorrenti, chiamiamoli così) , equivale a gettare opportunità dalla finestra.
Immaginate che vi invitino a cena e che voi decidiate di portare qualcosa di cucinato da voi. Sarebbe un grave errore portare un piatto che non avete mai cucinato prima, che è stato realizzato senza seguire una ricetta e senza nemmeno avere una vaga idea del sapore che dovrebbe avere. Così è quando si pubblicano dei libri. Dovete avere idea di quello che state facendo e del perché.
Vi piacerebbe che i vostri amici vi dicessero: “Ok, a sabato allora! Ah, non è che potresti cucinare di nuovo il tuo meraviglioso tiramisù?”. Immaginate un po’, sarebbe molto gratificante e voi cucinereste il vostro tiramisù sapendo che, dall’altra parte, ci sono delle persone che aspettano il momento in cui assaporeranno il vostro dolce delizioso. Non quello comperato alla Coop, non quello della zia: il vostro.
Così è con i libri. Voi volete che qualche editore vi chiami e vi dica: voglio un tuo libro. Non quello di Pinco Pallino, il tuo. Ma per arrivare a questo punto bisogna fare tanti tiramisù.
Perché, per quanto semplice possa sembrare la ricetta (basta mettersi alla scrivania e scrivere), in realtà, scrivere un libro che valga la pena pubblicare non è qualcosa che chiunque possa fare subito. E, se avete intenzione di fare della scrittura un mestiere, tanto vale che lo capiate al più presto. I refusi si dimenticano se la storia è eccezionale. La scrittura si può migliorare. Ma senza l’atto dello scrivere, il miglioramento è pura utopia.
Se tornassi indietro al lontano 2009, probabilmente all’editore risponderei in modo molto diverso da come risposi all’epoca (firmando un contratto senza prima sottoporlo ad un legale, pubblicando un libro senza prima averne scritti altri 3). Ci sono momenti in cui guardo la prima edizione di Elenoir e mi viene da ridere. Si tratta di un libro sincero, libero, energico, senza filtro. Ed immaturo.
Ma poi ci penso un attimo e capisco che, se non avessi scritto e pubblicato Elenoir, non avrei scritto e pubblicato nemmeno tutti i libri che sono arrivati dopo di esso. Se rileggo le loro pagine in ordine cronologico, mi rendo conto dei miglioramenti che ci sono stati, da un punto di vista dello stile, della trama, dei dialoghi e quant’altro. Ora, io continuo a pubblicare i miei libri imperfetti, conscia del fatto che mi ci vorranno almeno altri vent’anni per poter arrivare ad un livello decente di scrittura. Ma ora so bene che non esiste un solo tipo di scrittore, come non esiste un solo tipo di lettore. Come migliora la scrittura così fa la lettura. Ci sono mode (vedi i vampiri), il gusto cambia, sia di chi scrive che di chi legge. Cambia anche lo stile (vi immaginate se scrivessi copiando lo stile di Dostoevskij?) a seconda dell’età di chi scrive, dell’argomento trattato, dell’epoca storica in cui il libro è stato scritto…
Insomma. Sperimentare è l’unico modo per evolversi. Quindi, invece che cercare un editore, cercate un mentore. Invece che cercare la pubblicazione, cercate la lettura.
E non vendete al primo esperto che passa il vostro “primo tavolo”. Trovate editori che amino il loro mestiere e che scelgano la qualità, non che vogliano solo riempire il catalogo. A quelli basta vendere le poche copie del vostro libro che verranno comperate dai vostri amici e parenti, senza fare alcun tentativo per promuovere la vostra opera, perché tanto quello che conta è rientrare nelle spese. Dovrebbero chiamarsi tipografi.
Usate i soldi (invece che sprecarli in pubblicità a vostre spese) per migliorarvi. Fate un acquisto sensato: comprate un Kindle. Troverete la maggior parte dei classici a pochi centesimi di euro, i libri nuovi spesso a prezzi che rasentano la metà dei cartacei e in più non riempirete la casa di libri non letti (specialmente di quelli che non vi piacciono). E, che ve lo dico a fare, potrete leggere tutti i miei libri (farvi due risate trovando tutti i miei errori e conoscermi un po’ meglio), semplicemente scaricandoli con la connessione wireless, seduti sul vostro divano, in meno di 30 secondi. Dovete leggere tanto, senza selezionare solo i bestsellers. Per imparare a scrivere bisogna leggere anche i libri brutti.
Investite in un editor massiccio. Non abbiate pietà. Sceglietevene uno crudele ma bravo.
La vostra migliore pubblicità sarà il passaparola dei lettori che vi ameranno.
Un abbraccio dalla vostra sempreverde.
Julie
Avete domande?Mi trovate su Facebook!
Ricordatevi di condividere questo articolo con i vostri amici scrittori e non.
Grazie della lettura e a presto con il prossimo articolo!

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