Camminare nel completo silenzio mette l'anima in pace e aiuta a meditare profondamente. Ma dopo sei, otto ore di cammino (quanti di voi hanno mai camminato per più di quaranta chilometri?) non c'è niente di meglio della propria canzone preferita per ritrovare il giusto ritmo e rimettersi in marcia con nuove energie. Per questo motivo, tra canzoni da ridere, canzoni da cantare a squarciagola nelle campagne deserte e canzoni da ascoltare in silenzio mentre si prende sonno, ecco qui una lista compilata da me e Matteo (il quale è anche un bravo chitarrista) con tutte le canzoni che ascoltavamo durante il nostro Cammino.
A fine articolo troverete anche una sorpresa: una trasmissione radiofonica in cui parlo (sì, non scrivo, parlo proprio!) del Cammino di Santiago e lancio una canzone tra le mie preferite. Vi metterò anche i link per poter trovare i vari album di cui parlo. Come artista vi chiedo, per favore, di non scaricarveli illegalmente. Campare facendo conto sui diritti d'autore è davvero dura: abbiate la bontà di ripagare chi nel proprio lavoro ci mette l'anima. Come prima canzone vi propongo questa: si chiama Roundabout e il gruppo si chiama Yes. Mi ricordo che io e Matteo l'ascoltavamo spesso, per viaggiare con la fantasia e spararci viaggioni importanti. (il cd lo trovate qui). Non vi spaventate per la lunghezza delle canzoni. Erano gli anni Settanta.
E ora ve ne propongo un'altra sempre abbastanza vintage: Thelonius Monk - Round Midnight. Parliamo di uno dei mostri sacri del jazz. Un uomo che ha percorso l'intero secolo regalandoci pura energia musicale. Qui il frutto delle sue mani e della sua mente (e di tutta una serie di artisti che con lui hanno collaborato) in 15 dischi che se non li avete è cosa brutta. Da maneggiare con cura. Occhio che poi vi innamorate. Poi non dite che non ve l'avevo detto. :-)
Questa farà felici molti chitarristi :-) Ecco a voi i due mostri sacri Paco De Lucia (immerso nel flamenco dalla tenera età di 5 anni, se non prima, purtroppo prematuramente morto - ma su una spiaggia messicana) e Al Di Meola (forse alcuni non lo sanno, ma il nostro caro ragazzo è di origini italiane, per essere precisi della provincia di Benevento). Vi consiglio di iniziare a conoscerli partendo da questo album qui. Sono capaci di creare la magia usando quelle sei corde là. Guardate le loro facce. Tranquilli proprio, come se si stessero bevendo un grappino al bar.
Dave Brubeck è uno di quelli che ti fa salire i nervi. Diplomatosi al conservatorio senza nemmeno saper leggere gli spartiti, ha strabiliato il mondo intero con le sue composizioni jazz. Occhio, nel video Dave è quello che suona il piano, l'altro è quell'altro mito di Paul Desmond e suona il sax contralto. Trovate questo brano nell'album Time Out!
Non è il mio cantante preferito, ma è impossibile negarne l'importanza musicale. Questa canzone, fa molto pensare. Come sempre il suo è un punto di vista alternativo, reazionario. Ed è un bene che a volte gli artisti siano così. Come in tutti i suoi testi (che quasi preferisco alla musica) anche qui c'è tanta poesia, specialmente se si considera il periodo storico (le lotte studentesche...). Da ascoltare meditando. L'album è questo qui.
Questa è una di quelle che mette allegria e voglia di viaggiare. Lui, paragonato agli altri è solo un musicista scozzese random a cui piace fare reggae. Ma a noi non importa. La musica è musica (e lui ne ha fatte due o tre davvero carine di canzoni). Questo è il suo album.
E, sempre per la serie "viaggio nel tempo", questo dei King Crimson è un album che abbiamo consumato per tutte le volte che lo abbiamo ascoltato. 10 per la musica e 3 per la copertina. Grafica brutta davvero. Il genere della loro musica non lo sanno nemmeno loro ma del resto nel 1969, a Londra, ricordarsi anche solo del proprio nome e cognome era di per sé un segno di grande maturità. Il capo è Robert Fripp, il chitarrista che da 40 anni fa da direttore d'orchestra a quelli che sono i vari musicisti che si danno il turno nella formazione della band. Che sia anche lui uno di quei miti immortali della musica del Ventunesimo secolo? Come vi dicevo: sono molto, molto sperimentali. Ma ascoltateli fino alla fine. Un piccolo mostro multicolore entrerà nella vostra testa e vi pianterà dei fiori dentro. Promesso. Ah, l'album è questo qui.
I PFM si chiamano così perché, nel momento in cui hanno deciso di andare a fare i fichi all'estero la gente non riusciva a pronunciare bene il loro nome (Premiata Forneria Marconi è un po' barocco, ammettiamolo, su). Sono, diciamo così, una versione tranquilla dei King Crimson. Da ascoltare e riascoltare. Secondo me rendono bene anche in macchina. Quest'album è mitico. E suppongo che dal vivo siano anche meglio :-D Al minuto 19: ricordone di me e Matteo con una cuffia ciascuno mentre tentavamo di dormire con la gente che ci russava intorno. Che pace. Ora.
Questo è un po' trash. Ma il bello di ascoltare musica con Matteo è che riesce a farti apprezzare tutto. O quasi. Questi ragazzi qui sono i principali responsabili della nascita del "pop metal". Che vi piaccia o meno, hanno fin'ora venduto 56 milioni di dischi. Questo è il loro album. Energia? Tanta. Eleganza? Un po' meno.
E ora passiamo a qualcosa di vagamente più nelle mie corde. Svedesi, matti e pluripremiati. Questi sono gli Hives, una band che vi farà pensare allo snowboard e ai pattini a rotelle. A me gustano parecchio. E fanno molto fine anni Novanta - lacrimuccia. Qui trovate il loro album.
Qualcuno ha detto rock? Quest'uomo (che vi piaccia con o senza baffi) non solo può vantare due modelli di chitarre Fender dedicati a lui, ma ha lavorato, come chitarrista, con alcuni dei gruppi rock più importanti del mondo. Oltretutto ha anche realizzato dei video-metodi per chitarra heavy metal. Così tutti i ragazzini e le ragazzine rocchettare hanno fatto i primi passi verso l'universo delle giacche in pelle. Grazie, Richie. Il suo album (uno dei mille), lo trovate qui.
Poi si va sul classico. Se non li conoscete vuol dire che siete marziani. Mi rifiuto di descriverli. Sparatevi tanti bei viaggioni con i gloriosi Pinkf. The Wall lo trovate pure in regalo nei fustini di Dixan, ma anche qui.
E poi la sorpresina. Una bella intervista fatta per radio Francigena in cui vi parlo di un po' di cose legate al Cammino di Santiago. E vi suggerisco un'ultima canzone misteriosa, che spero molti di voi conoscano :-) Il loro album lo trovate qui.
Qui trovate il mio gruppo di lettori: Avventure sul Cammino di Santiago.
Grazie per aver letto questo post! Condividetelo pure con tutti i vostri amici appassionati di musica, di Cammino, o di tutti e due. Un abbraccio dalla vostra sbirimbrulla. Julie
Qualche pomeriggio fa un mio amico musicista (Dr Surfreak) mi ha detto di aver creato una nuova canzone e di averla chiamata Octopus. “Che coincidenza!”, ho pensato. Pochi giorni prima avevo giusto realizzato un’immagine che rappresentava un Octopus: uno dei miei soliti acquerelli, venuto fuori senza motivo e senza necessità alcuna, fatto per il piacere di farlo. Erano settimane che una mia cara amica, Forplol, voleva istruirmi sui meravigliosi segreti del mezzo tecnologico che tutti voi sicuramente conoscete già e che alcuni sanno anche usare: il meraviglioso Photoshop. Appena le ho detto che volevo rendere la mia immagine più, come dire, figa, per poi omaggiarla al mio amico Dr Surfreak, lei mi ha proposto di fare un pomeriggio molto nerd, a base di schifezze e computer. Per me, che sono abituata ai pennelli e ai colori “veri”, usare strani strumenti virtuali è sempre esilarante. E così è stato anche questa volta. Vi propongo qui il resoconto di un pomeriggio (che alla fine sono diventati due), passati davanti al computer, per trasformare quella che era la mia illustrazione iniziale, carina ma nulla di che, in quella che vedrete alla fine, più adatta allo scopo di rappresentare la musica di Dr Surfreak. L’immagine iniziale:
Come potete notare, l’immagine iniziale era molto – troppo – colorata. E quindi… via un po’ di colore. E via pure quelle papere/pulcini dormienti osceni situati alla base del polpo. Orribili, no? Una volta sistemati i primi problemi, era giusto fare uno spuntino. Patatine fritte al gusto di lime e pepe rosa e un litro di succo d’arancia. Poi subito allo stadio successivo: rendere il polpo più creepy. Perché essere creepy è un attitudine per pochi eletti. Forplol mi ha mostrato le meraviglie di Deviantart, sito che già conoscevo ma che mai avevo sfruttato per il suo potenziale ispiratore. Ho cercato questa immagine di un pezzo di ferro arrugginito: credo che i polpi assomiglino molto a dei pezzi di ferro arrugginiti, quando cercano di mimetizzarsi. Et voilà.
Il disegno iniziava ad assomigliare a quello che avevo in testa, ma mancava un dettaglio essenziale. Degli occhi più creepy, molto più creepy. Mi è venuto in mente “Arancia Meccanica”, non so per quale motivo. E quindi di nuovo alla ricerca dell’occhio perfetto: questo è stato il vincitore, dopo una serie interminabile di eliminazioni, che manco a Miss Italia. Poi mi è bastato inserirlo al posto degli occhi cuccioloni che avevo disegnato… l’effetto è stato letteralmente da piegarsi in due dalle risate: inizialmente era un po’ derp. Ma con un po’ di fatica ce l’ho fatta. Ah, e bisognava che levassi quello sfondo, una volta per tutte (in questa fase Forplol si è addormentata – togliere lo sfondo è stata la parte più noiosa di tutte). E che ci mettessi dietro qualcosa di più uniforme ed omogeneo. Per esempio un pezzo dello sfondo, così teneramente acquerellato, avrebbe potuto diventare un perfetto fondale marino. Ma molto più oscuro agh-agh-agh! Che sommato all’immagine precedente, doverosamente lavorato, con qualche ombra di qua e di là, diventa:
Poi, vediamo un po… è un polpo no? Beh, io da piccola li vedevo nuotare nel mare davanti a casa mia. I polpi se vengono toccati cosa fanno? Spruzzano inchiostro. E quindi, sull’ormai fedele Deviantart, ho trovato dei pennelli per Photoshop che creavano effetti tipo fumo. Perfetti per creare l’illusione dell’inchiostro nell’acqua (non ci credete? Provate a far cadere una goccia di inchiostro di china in un bicchiere d’acqua pulita). Questi meravigliosi effetti, in trasparenza su un livello a parte, debitamente modulati, dopo varie prove, mi hanno dato questo. Per me l’immagine era diventata quello che desideravo. Chi lo avrebbe mai detto. E quindi bastava aggiungere Il titolo della canzone e il nome del suo autore per immortalare per sempre questo momento di arte allargata.
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