Quante volte vi hanno detto di scegliere: destra o sinistra, Juve o Toro, grigliata di carne o verdure. La stessa cosa vale per i libri e i disegni: romanzo rosa o giallo, acquerelli o Photoshop. Quando mi dissero per la prima volta che avrei dovuto scegliere uno stile di scrittura (e di disegno) ci mancò poco che ci credessi. In effetti, se avessi deciso di scrivere, dico per dire, solo thrillers, avrei reso la vita facile a lettori ed editori, che avrebbero potuto incasellarmi serenamente in un genere, senza bisogno di fare troppa fatica. Ma come si può pensare di scegliere un genere letterario e trascurare tutti gli altri? Sarebbe come dire iniziare una dieta a base di una sola categoria di alimenti: per quanto vi possano piacere le patate, sono sicura che vi verrebbero presto a noia. Per questo motivo, negli anni mi sono sbizzarrita a provare generi diversi: il thriller con Elenoir, il romanzo d'avventura con Avventure sul Cammino di Santiago, le rime per bambini con La Luna e via dicendo. Forse non sarò "coerente" ma di certo non mi annoio. E diciamocelo chiaramente, scegliere una professione come la mia per poi ritrovarsi a morir di noia sarebbe davvero stupido al 100%. A quel punto invece che l'Accademia di Belle Arti avrei potuto studiare qualcos'altro. Tipo scienze matematiche (che per chi di voi ama la matematica sono il top assoluto). E quindi non fatevi abbattere da chi vi dice che dovete "trovare il vostro stile", non fatevi amareggiare da chi vi dice che "spaziate troppo". Lo stile e l'originalità arrivano col tempo e la sperimentazione. Io sto ancora studiando, per quel che ne so. Uscite fuori dal vostro recinto.Dai tempi in cui ho iniziato a disegnare fino ad ora sono passati quindici anni. Ne sono passati cinque da quando ho finito l'Accademia di Belle Arti e spero vivamente di avere davanti a me almeno altri 40 anni di carriera in cui giocare con gli stili. Non ho fretta. Del resto, così come è necessario scrivere libri diversi è altrettanto necessario illustrarne di altrettanto vari. Questa è la mia idea personale, ma credo che non ci sia nulla di più divertente e stimolante che mettere alla prova se stessi con nuovi materiali e, di conseguenza, nuovi risultati artistici. Quindi, studiate quello che vi insegnano in classe, studiatelo bene, quasi a memoria. Poi però, finiti i compiti a casa fate correre la fantasia, sbrigliate il cervello e le mani. Entrate nel negozio di belle arti e compratevi degli acrilici e delle spatole, oppure delle chine e dei pennini o qualunque altro materiale voi non abbiate ancora testato. Una cosa di cui mi sono resa conto è che spesso si dà per scontato che una volta iniziato a lavorare in un modo, poi ci si debba fossilizzare. Non è così. Io mi sono laureata in "pittura", la mia specialità era la pittura ad olio. Poi ho iniziato a pastrocchiare con gli acquerelli e ora eccomi qui, innamorata follemente della mia tavolozza. Ma questo non vuol dire che io usi solo ed unicamente i miei fidatissimi Artist's Winsor e Newton. Proprio ieri sono entrata in un negozio che vende cose per il bricolage e mi sono presa una scatola "da studenti" di colori acrilici. Voglio sperimentare! Voglio divertirmi! E se quello che farò mi soddisferà bene, se no pazienza, almeno mi sarò divertita :-) Lavorate tanto e lavorate senza ansie da pubblicazione. Altro luogo comune è che bisogna trovare un editore per creare un libro, che bisogna aspettare il momento giusto per pubblicare.
Lasciate che vi dica una cosa: non è vero per niente. Se riguardo le tavole del mio "I racconti di Poe" (90 pagine di fumetto super underground realizzate nel 2006 o nel 2007, prima ancora di essermi iscritta all'Accademia) un po' mi vengono le lacrime agli occhi per la nostalgia e un po' per gli errori anatomici evidenti. Ma poi ci penso e mi dico: "Sai che c'è? Se non avessi completato questo primo volume, se non mi fossi presa la soddisfazione di vedere qualcosa di mio iniziato e finito, non avrei mai continuato a fare quello che faccio". E se è vero che la pratica rende perfetti, aspettare per anni di trovare l'editore giusto senza produrre (e sì, anche pubblicare) la propria roba, non aiuta di certo. Qualcuno potrebbe ribattere "Eh ma perché pubblicare della roba se si sa che ci sono errori/che il lavoro non è perfetto?". E la mia risposta è: "Perché perfetto o anche semplicemente senza errori, non lo sarà mai. Nemmeno quando avrete un editore che vi segua (auguri a trovarne uno bravo)". Al giorno d'oggi esistono mille modi per auto pubblicarsi la propria roba (scriverò presto un articolo a riguardo) ed è più utile che aspettare che qualche editore risponda degnamente alla nostra proposta editoriale (momento che potrebbe non arrivare mai). Lasciate che vi dia un consiglio: producete tanto, producede quando l'ispirazione vi avvolge, tirate fuori le vostre cose dai cassetti quando ancora sono fresche e fate in modo che la gente le legga. I vostri migliori correttori di bozze saranno i lettori stessi. E credetemi, anche fosse che il vostro libro dovesse essere un flop totale, sarete comunque soddisfatti di averlo completato. E avrete imparato qualcosa facendo pratica. Spero che abbiate gradito la lettura! Un bacione, Julie |
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