Non c’è nulla di più personale della tavolozza di un artista. Per noi disegnatori/illustratori/pittori, la tavolozza rappresenta quanto di più simile si possa trovare ad un’impronta digitale. Col passare degli anni il gusto per i colori si evolve come tutto il resto e la tavolozza cambia tonalità e sfumature così come gli alberi cambiano colore di foglie. E noi di capelli (sigh). Quando incominciai a studiare illustrazione e fumetto, ben prima di frequentare le lezioni dell’Accademia di Belle Arti, mi venne suggerito di usare le Ecoline. Furono il mio primissimo approccio col colore a base d’acqua e non posso certo rinnegarle. Ma parliamoci chiaro, confrontate con una bella confezione di acquerelli non reggono il confronto. Volendo ottenere delle sfumature tridimensionali, ricche di pigmenti, quasi palpabili per la loro densità di colore, gli acquerelli sono mille volte più consigliabili. Volendo ottenere sovrapposizioni completamente trasparenti di colore a questo punto vi suggerirei di usare piuttosto degli inchiostri. L’unica nota a favore delle Ecoline è che possono essere rilavorate una volta asciutte, cosa che, con l’acquerello o l’inchiostro non si può fare. Non appena iniziai l’Accademia i professori di pittura, tradizionalisti e pieni di conoscenze quasi da alchimista, mi vietarono l’uso delle Ecoline e mi introdussero alla tecnica dell’acquerello, della tempera, dell’acrilico e dell’olio. Nulla sarebbe potuto essere più utile. Li ringrazierò per sempre per avermi liberato, costringendomi a sperimentare. Ed eccomi qui, quasi dieci anni e decine di illustrazioni dopo, a parlarvi dei miei colori. Perché non sono certamente gli stessi che trovai nella mia prima confezione di Cotman. La mia tavolozza è unica, così come lo sono quelle di tutti gli artisti del mondo. Ed è unica non solo perché all’interno delle mie confezioni di acquerelli ci sono colori selezionati da me stessa ( la quantità di tempo che posso passare davanti allo scaffale con i piccoli cubetti di colore in un negozio di articoli per le Belle Arti è indecente), ma anche perché, nel momento in cui vado a miscelarli per ottenereesattamente la tonalità necessaria ottengo delle gradazioni nuove e, praticamente, inimitabili (a volte difficili da riprodurre anche per me che le ho create). Molte persone mi chiedono: “Quali colori usi?”. Per rispondere a questa domanda sarà necessario che vi mostri prima di tutto le mie scatolette contenenti i mezzi godet di acquerelli Winsor and Newton, che da anni mi accompagnano (chiaramente non sono le sole scatole di colori che posseggo ma sono quelle che uso di più, soprattutto adesso che viaggio molto e devo tenermi leggera sul bagaglio). Come potete notare ho diviso i colori in rossi rosa e gialli, viola blu e azzurri ed infine verdi, bruni e terre. Ho deciso di dividere i colori in questo modo per motivi pratici. Di solito, quando coloro un disegno, lavoro a strati. Parto con un’abbozzatura leggera dei colori, sulla quale vado ad aggiungere un secondo strato un po’ più denso e così via, fino ai tocchi finali. Faccio attenzione a fare in modo che il colore all’interno di una sezione di disegno non vada a fluire all’interno della sezione di disegno adiacente. Per questo, se sto lavorando su un paesaggio, di solito mi concentro prima sul cielo e poi sulla terra, prima sulle nuvole e poi sugli alberi, così, mentre il colore asciuga, posso lavorare dall’altra parte del foglio. In questo vecchio bozzetto riguardante un paesaggio (Camini delle fate, Turchia) mi sono concentrata soprattutto sulla parte bassa, con i cespugli e le rocce. In totale ho usato 5 colori, più che sufficiente per un bozzetto. Ho usato i colori Cotman, perchè all’epoca ero ancora una studentessa e non avevo ancora comprato gli Artist’s. Vediamo invece un’illustrazione completa in cui di colori ne ho usati solo 2. Vi chiederete come sia possibile che un acquerello marrone possa essere così trasparente nella prima immagine e così coprente in questa seconda. Il segreto è nel tipo di acquerello usato. Quest’illustrazione, infatti è stata realizzata con acquerelli della serie Artist’s (nello specifico il Van Dyke Brown e il Payne’s Grey), che contengono molto più pigmento e permettono di passare dalle trasparenze del volto alla densità dello sfondo. Ma anche in questo caso ho usato le due tavolozze in due tempi diversi. Questa di usare le tavolozze in tempi diversi, per me, è la tecnica migliore. E poi mi aiuta molto per evitare mix di troppi colori, che risulterebbero sgradevoli e poco equilibrati. Ma entriamo nel dettaglio dei colori. Come vi dicevo nel mio articolo 20 oggetti assolutamente necessari per un illustratore durante il corso degli anni i godet contenuti nelle mie tavolozze sono cambiati. Alcuni sono stati eliminati (come ad esempio il verde smeraldo) ed altri sono stati aggiunti (come ad esempio il grigio di Payne). Ecco qui una descrizione completa dei colori che avete visto nella foto della mia scrivania. I verdi In questa tavolozza c’è quello che definirei il minimo necessario per realizzare un paesaggio (aggiungendo un paio di tinte blu per abbozzare il cielo). Non tutti i colori che vedete sono della serie Artist’s. Infatti, ho conservato due tinte marroni della serie Cotman, che essendo più trasparenti, mi sono utilissime per le prime fasi di stesura del colore o per delle ombre molto leggere. Queste due tinte sono rispettivamente la quarta e la quinta nella fila bassa. Sono il Burnt Umber ed il Burnt Sienna. Nella fila alta inoltre ho salvato il Cotman Lemon Yellow Hue, perché, sempre per la sua trasparenza, mi viene utile per miscelarlo con le altre tinte senza esagerare. A parte questi tre colori tutti gli altri appartengono alla serie Artist’s. Questo è l’elenco completo (partendo da sopra a sinistra):
I rossi Come si può facilmente notare dalla foto, questa è la tavolozza più accesa e vibrante. Mi ricorda l’India e le spezie e mi mette di buon umore solo a guardarla. Anche in questo caso tra i vari colori della serieArtist’s troviamo un Cotman sopravvissuto (che verrà presto sostituito): Alizarin Crimson Hue. L’ho tenuto perché, prima di scoprire il Rose Dorè (che nella foto è il terzo nella fila in basso), lo usavo per dare un po’ di colore alle guance delle persone nei ritratti. Siccome quest’ultima tinta serve allo scopo in modo migliore, posso permettermi di eliminare l’ultimo Cotman da questa tavolozza e sostituirlo con ogni probabilità con la stessa tinta in versione Artist’s. I due colori in alto sono stati i miei due ultimi acquisti, che sono andati a sostituire un paio di rossi che non usavo praticamente mai. Sono davvero felice di averli eliminati perché il Permanent Magenta ed il Cobalt Violet sono due tinte bellissime, che mi permetteranno di rendere al meglio, ad esempio, alcuni fiori. E sono tinte impossibili da replicare unendo due colori. Ecco quindi l’elenco dei colori presenti nella scatola dei rossi (sempre partendo dall’angolo in alto a sinistra):
I blu Il blu. Non si hanno mai abbastanza blu. Ce ne sono sempre di bellissimi da sperimentare, soprattutto nella serie Artist’s. Se proprio dovessi ampliare la mia tavolozza, probabilmente lo farei aggiungendo un paio di blu. Anche in questo caso, come nella tavolozza rossa ed in quella verde sono sopravvissuti dei Cotman: Ultramarine Blue e Ivory Black. Sempre per lo stesso motivo. Il blu lo uso moltissimo per il cielo e mi piace che sia poco carico di pigmento per fare in modo da poterlo facilmente mixare con altre tonalità. Anche il nero è un vecchio Cotman, ma mi va bene perché lo uso più che altro come grigio (se voglio un nero pieno uso direttamente l’inchiostro della Winsor and Newton). Ci sono anche un altro paio di violetti che trovo siano molto belli soprattutto quando devo realizzare dei tessuti o dei tendaggi. Questo è l’elenco completo dei colori presenti in questa tavolozza (dall’angolo in alto a sinistra):
Aggiungo che ho anche un Titanium White in tubetto per i tocchi di luce. Se ve lo foste chiesto, la carta che ho usato per le prove di colore è la Canson. Comments are closed.
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