Vi mettete a letto. La giornata è stata lunga e faticosa, avete mangiato la cena senza praticamente rendervene conto e, adesso, volete solo sentire quella sensazione di dolce torpore mentre il sonno vi cattura nel suo confortante abbraccio. Ma invece no, sale l'ansia. Come un cucciolo di cane vispo e frizzante inizia a saltellare sul vostro cuore quella sensazione di incompiuto, come se tutti gli sforzi della giornata fossero ora vani. Tutti i dubbi che avrebbero potuto venirvi in mente durante il giorno hanno deciso di radunarsi ora proprio lì, in quell'angolino tra le vostre sopracciglia che ora si incurvano sempre di più, man mano che i minuti passano. E i vostri occhi restano incollati al soffitto mentre, senza poter fare nulla, vi sentite legati al letto, schiacciati dalla rabbia portata dalla mancanza di sonno. Sì, chi in un modo e chi in un altro, tutti abbiamo provato l'ansia almeno una volta. Ma cosa succede quando ci si deve convivere ogni giorno? Quando diventa impossibile riuscire a vivere una vita al passo con gli altri? Quando ci si sente soli, incompresi, abbandonati? Cosa succede quando anche i nostri parenti o i nostri migliori amici non sono in grado di capire o di aiutare? Succede che la vita sembra andare in mille pezzi e sembra che quei pezzi non possano essere rimessi a posto. La mia amica Jo, autrice del libretto (da me illustrato) Woolbeing - Jo's Journey to Mindfulness ha trovato un modo per poter attenuare le crisi di ansia e depressione e ha deciso di condividere la sua storia con me e con voi. ,"Soffro di disturbo borderline di personalità, portato da un trauma dovuto a un incidente che ha cambiato la mia vita e scatenato il mio problema. La mia condizione si presenta in vari modi, ma il tema costante è la critica di sé, l'incessante monologo interiore ('Avrei dovuto aspettarmi che succedesse questo', 'Perché non ci ho provato con più impegno?', 'Devo migliorare', 'Non sono brava abbastanza'). Si infiltra in ogni aspetto della mia vita e questo mi porta a criticare e giudicare tutto quello che faccio. Ora, io sono sempre stata una persona artistica e, da che posso ricordare, non sono mai stata più felice di quando disegnavo o coloravo. Questa passione, il piacere di creare, è rimasta con me e si è trasformata anche nel percorso che ho scelto quando sono andata al college e, successivamente, nella mia carriera. Pochi mesi fa, però, arrivò il giorno, all'inizio del mio percorso di terapia, in cui mi resi conto che mettere l'inchiostro sulla carta non mi dava più piacere né mi faceva sentire libera. Guardai il mio quaderno dei disegni e mi resi conto che odiavo quello che vedevo: potevo vedere solo i difetti del mio lavoro e la frustrazione che provavo era schiacciante. Il pensiero di perdere la cosa che mi faceva sorridere e mi permetteva di sfuggire al peso della mia malattia era davvero terrificante per me. Espressi le frustrazioni in una sessione con il mio terapista. Parlammo dei miei sentimenti e del loro impatto, insieme a quanto per me fosse importante la creatività. La frase "processo prima del progresso" saltò fuori, e da allora è diventato un mantra che uso tutti i giorni. Per dirla semplicemente: se non sono felice di quello che sto facendo allora perché dovrei continuare? Mi trascinavo su YouTube per cercare ispirazione creativa, sperando in un nuovo sbocco per il mio prurito artistico. Trovai un video che parlava di "arm knitting", provai quella tecnica - e finii in una litigata un po' comica con me stessa e due grandi manette fatte di nodi! Raccontai questa mia avventura su Facebook, una mia amica mi parlò dell'uncinetto e mi mostrò un modello da realizzare che per me fu una rivelazione. Ho sempre visto l'uncinetto come un compito inutile per fare coperte sgargianti, difese dalle nonne in sedie a dondolo. Ma vedere il drago colorato che la mia amica stava sperando di riuscire a fare (e che non è mai riuscita a fare N.d.t.) è stata una piacevole sorpresa Questo avveniva circa 4 settimane fa. Posso dire con assoluta certezza che, nel frattempo, io sono rimasta uncinata (gioco di parole voluto). Ho trovato un hobby che mi permette di creare, concentrarmi e rilassarmi per davvero. Il mio cervello è così occupato a tenere il conto di punti e righe che si dimentica di saltarmi addosso con il solito commento dispregiativo. Abbasso lo sguardo e vedo una forma emergente, come una farfalla che viene fuori dal suo bozzolo, e devo aspettare per vedere la sua forma definitiva. Il termine ufficiale per i piccoli giocattoli che faccio è Amigurumi, a volte indicati come softies - sono grandi piccoli progetti cuciti "a tutto tondo" e perfetti per i principianti perché spesso utilizzano un solo tipo di punto e hanno i due semplici requisiti lana/uncinetto. Per me, quella dell'uncinetto è stata la scoperta di un'attività che mi permette in consapevolezza di spegnere il cervello: funziona ancora, ma io ho finalmente sollievo da me stessa - e questo è meglio di qualsiasi prescrizione o vacanza, in questo momento. (Qui l'articolo in lingua originale.) Woolbeing: un libretto illustrato per beneficenza.In questo libretto, io e Jo abbiamo unito le nostre forze: lei ha creato le istruzioni e io i disegni per la creazione di un semplice orsetto, facilissimo da realizzare e molto soddisfacente nel risultato. Abbiamo deciso di creare questo libretto per poter aiutare l'associazione Rethink Mental Illness, che, da più di 40 anni si occupa di fornire consigli e informazioni a tutti coloro che sono colpiti da problemi di salute mentale. Danno alle persone informazioni chiare e rilevanti su tutto, dal trattamento e la cura all'assistenza e diritti del lavoro. Hanno oltre 200 servizi di salute mentale e 150 gruppi di sostegno in tutta l'Inghilterra. Da terapie psicologiche, gruppi di sostegno e servizi di alloggio, fanno una campagna a livello nazionale per il cambiamento della politica, e localmente per il sostegno della gente che ha bisogno. Insomma, si danno da fare, e a me questo piace. ![]()
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